Terapie combinate per la cura dell’AMD umida, canto delle sirene o un’opportunità concreta?

9 marzo 2017

Durante l’ultimo decennio, importanti scoperte riguardanti la patogenesi multifattoriale dell’AMD umida hanno portato all’approvazione di nuove terapie e lo studio su nuovi farmaci da associare alle terapie anti-VEGF. Lo sviluppo della neovascolarizzazione coroidale coinvolge non solo l’angiogenesi, ma anche processi infiammatori e fibrosi in complessi meccanismi che interagiscono profondamente con differenti citochine ed altri mediatori.

Gli attuali composti anti-VEGF infatti puntano a solo ad una parte del problema, mantenendo per questo motivo ridotta l’efficacia del trattamento di retinopatie, non portando sensibili benefici alla acuità visiva del paziente fino ad una mancata remissione della patologia.

Studi recenti hanno dimostrato come la degenerazione maculare senile umida abbia una patogenesi complessa, in particolare sottolineando il ruolo della produzione di citochine, un recettore che regola la produzione, la proliferazione e la distribuzione delle cellule endoteliali, oltre che la stabilizzazione vascolare, la formazione di strutture tubulari, l’infiammazione e l’attivazione della microglia, oppure PDGF (platelet-derived growth factors) che giocano un ruolo chiave nella angiogenesi dell’AMD, i PIGF (placental growth factor) le angiopoietine e TF (tissue factors) coinvolti in processi di coagulazione ed angiogenesi.  

Come conseguenza di questi studi sono stati identificati una serie di composti capaci di contrastare tutte le dinamiche parallele dello sviluppo della patologia. “La meta per i ricercatori del settore è quella di espandere le possibilità terapeutiche ed individuare combinazioni di farmaci da associare agli anti-VEGF per contrastare più efficacemente l’’effetto cascata’di queste patogenesi. Come Ulisse e i suoi compagni hanno sfidato l’ignoto per raggiungere la propria meta, allo stesso modo i ricercatori, gli specialisti, le compagnie farmaceutiche e i pazienti stessi stanno contribuendo ad un viaggio verso la cura per queste devastanti patologie.” ha affermato il dott. Paolo Lanzetta MD dell'Istituto Europeo di Microchirurgia Oculare, “alcuni segnali incoraggianti potrebbero essere come il canto delle sirene, ma altre potrebbero rivelarsi dei veri e propri passi avanti. Presto o tardi saremo comunque in grado di fornire al paziente la migliore combinazione di farmaci per la terapia più efficace secondo il singolo caso.”



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