L’incidenza di endoftalmiti nelle iniezioni intraoculari si mantiene bassa anche nelle terapie intravitreali a lungo termine.

2 ottobre 2018

Il tasso di incidenza dell’endoftalmite post intravitreale è molto basso e non aumenta neppure alle successive iniezioni, questo quanto dimostrato da uno studio prospettico sul registro FRB (Fight Retinal Blindness) che raccoglie dati di un decennio di terapie anti-VEGF (2006-2016).

Secondo i dati raccolti ed analizzati, su 88.150 iniezioni sono stati registrati 18 casi di endoftalmite infettiva e 11 di endoftalmite non infettiva, rispettivamente 1 caso ogni 4900 circa per la prima e 1 caso ogni 8000 circa per la seconda.

Se tra le endoftalmiti infettive il tipo di anti-VEGF utilizzato non influisce sull’incidenza, in quelle non infettive è stato notato un più alto rischio di insorgenza con bevacizumab (0.81%) comparato al ranibizumab (0.005%) e all’aflibercept (0%).

“L’endoftalmite è una delle complicazioni più temute nelle procedure intraoculari e nella terapia anti-VEGF”, ha affermato il Dr. Barthelmes MD, PhD, al congresso Euretina tenutosi a settembre a Vienna, “il numero sempre crescente di pazienti affetti da AMD neovascolare e la necessità di iniezioni intravitreali ripetute mette senza dubbio in primissimo piano questo problema”.

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