Una nuova luce nel futuro della terapia delle maculopatie

19 maggio 2022

Un gruppo di ricercatori del John. A. Moran Eye Center dell'Università dello Utah, in collaborazione con Scripps Research, è stato in grado di riattivare e di mettere in comunicazione tra loro i fotorecettori retinici in occhi da donatore. Anche dopo cinque ore dalla morte del donatore, le cellule riportate in vita erano in grado di reagire alla luce intensa, alle luci colorate e anche a tenui lampi di luce.

Nelle fasi iniziali della sperimentazione, i fotorecettori riattivati non erano tuttavia in grado di comunicare tra loro a causa della di una prolungata deprivazione d’ossigeno. Questo problema è stato preso in considerazione da Anne Hanneken, MD, chirurgo retinico e Professoressa Associata dello Scripps Research, e da Frans Vinberg, PhD, del Moran Eye Center. I due ricercatori, agendo su occhi ottenuti a venti minuti dalla morte del paziente, hanno trovato il modo di mantenere elevata l’ossigenazione dell’organo e stimolare il funzionamento delle cellule retiniche. Hanno così potuto ripristinare l’emissione di un segnale elettrico specifico dell’occhio, le onde b.

"In questo modo abbiamo fatto sì che le cellule retiniche potessero comunicare tra loro, nello stesso modo in cui comunicano nell’occhio vivente per mediare la visione," ha spiegato Vinberg. "Studi precedenti erano stati in grado di generare una limitata attività elettrica in occhi da donatore, ma mai nella macula, e mai nella misura da noi dimostrata”.

Questa scoperta potrebbe aprire nuovi percorsi di cura per le patologie retiniche.  

"In prospettiva, saremo in grado di utilizzare questo approccio per sviluppare nuove line di trattamento per migliorare la funzionalità visiva in occhi affetti da patologie maculari come la degenerazione maculare senile”, ha detto Hanneken.


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